Il mercato automobilistico italiano presenta nel proprio listino del nuovo oltre 500 modelli in vendita per un totale di circa 5400 combinazioni di motori e allestimenti. Ai fini di una corretta analisi necessaria anche per la pianificazione di una strategia, è stata creato a livello europeo uno strumento di misurazione per segmenti e tipologie, che vede alla base le city car o segmento A e all’apice le segmento F, sportive e maxi suv.
Se approfondiamo i dati provenienti dall’ACI riguardanti le immatricolazioni di autovetture nel 2023 nel nostro Paese (www.aci.it/laci/studi-e-ricerche/dati-e-statistiche.html) e prendendo come riferimento un campione che rappresenta il 95% delle vendite possiamo notare che quasi il 30% delle vetture appartengono alla categoria dei B-SUV, a cui fanno riferimento i crossover compatti a guida rialzata con una lunghezza massima di 4,3 metri. Verificando invece la dispersione ovvero la concentrazione dei modelli per segmento, si evince che solo il 13% dei modelli in commercio fa riferimento al segmento B-SUV, con quindi pochi modelli che si contendono una fetta ampia del mercato, con punte dell’8% per modello. Per fare un esempio, nel segmento B-SUV la Toyota Yaris Cross e la Volkswagen T-Roc detengono ciascuna circa il 7,5% del loro segmento di riferimento. C’è quindi ancora spazio per i costruttori nell’introdurre delle nuove car-line in questa fascia di mercato.
Allineato all’andamento dei B-SUV è quanto accade ai C-SUV, con 33 modelli a listino pari all’11% di share per una quota complessiva di immatricolato vicina al 21%. Anche in questo caso, seppur in misura ridotta, si rivelano delle opportunità di inserimento per nuovi player (come sta accadendo con i brand cinesi) e per nuovi modelli.
Al contrario, se prendiamo in considerazione il segmento D-SUV, che interessa un mercato del 4,5%, possiamo verificare che sono in commercio ben 25 modelli ovvero oltre l’8% del totale rappresentato. In questo cluster i costruttori hanno investito parecchio con continui lanci di prodotto, ma con risultati piuttosto scarsi. Evidentemente ciò che spinge a dirottare le proprie risorse sui D-SUV è la maggiore marginalità unitaria che giustifica minore produzione, a discapito di fabbriche scariche di lavoro.
All’analisi sulla dispersione bisogna sempre studiare anche la sovrapposizione tra modelli di uno stesso brand o costruttori ed il conseguente rischio di cannibalizzazione, che vede alcuni modelli automaticamente scomparire schiacciati dalle performance di un parente stretto. Negli ultimi in particolare numerose case hanno introdotto diversi suv e crossover che per dimensioni e caratteristiche sono destinati ad un target omogeneo, generando confusione nel consumatore e perdendo inevitabilmente appeal.
Quale scenario per il futuro? SfrecciAzzurra ritiene che nei prossimi cinque anni assisteremo ad un consolidamento della gamma dei B-SUV e C-SUV, con nuovi scenari di crescita invece per quelle categorie di auto, le monovolume e MPV, che hanno vissuto momenti gloriosi nei primi anni 2000 e che ancora sono ricordate positivamente per la notevole versatilità ed abitabilità. La scelta di Fiat di rispolverare la Multipla calza proprio a pennello.